Tendinite: cause, sintomi e cure

2022-09-24 02:38:38 By : Ms. Cindy Qu

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La tendinite è l’infiammazione di un tendine, ovvero la struttura che unisce muscoli e ossa, che arreca dolore e limitazioni funzionali e, se non trattata, può portare anche ad una lesione. Come spiega il Dott. Ignazio Marcoccio, Responsabile del Centro di chirurgia della mano e microchirurgia dei nervi periferici dell’Istituto Clinico Città di Brescia, come prima terapia la tendinite si cura con l’immobilizzazione del tendine infiammato.

I tendini sono strutture che collegano i muscoli, da dove si originano, alle ossa. Sono formati da tessuto connettivo, elastico, molto resistente, e hanno la funzione di trasmettere all’osso la forza sviluppata dal muscolo. “Possiamo definirli i nostri tiranti, i nostri fili d’acciaio - spiega lo specialista - senza i quali non riusciremmo neppure a stare in piedi”.

Esistono 2 tipologie di tendinite: 

La tendinite può svilupparsi a causa di: 

Esistono poi tendiniti causate da un difetto posturale. In particolare sono quelle inserzionali, dal momento in cui magari costringiamo l’articolazione a mantenere una posizione fissa. Un esempio potrebbe essere quello di mantenere il polso in estensione, come quando utilizziamo il mouse del computer, per esempio, o in flessione, quando suoniamo la chitarra. 

Alcune tendiniti, infine, sono favorite da patologie sistemiche come: 

Ci accorgiamo della presenza di tendinite perché in primis si avverte dolore lungo il decorso del tendine, se si tratta di una tendinite vera e propria, oppure perché percepiamo dolore dove il tendine si attacca all’osso. “Il paziente, nella maggior parte dei casi, riesce ad indicare la zona dove avverte dolore e spesso anche ad individuare l’osso da cui si origina il fastidio - precisa il Dott. Marcoccio - . 

Si avverte generalmente un dolore di tipo urente, un bruciore che, se sottoposto a sforzo prolungato, produce significative limitazioni funzionali. I tendini di fronte ad un’infiammazione, oltre che attraverso il dolore, rispondono creando rossore, calore e alterazioni delle normali funzioni all’altezza del tendine infiammato. 

Spesso reagiscono ad un’infiammazione cronica anche con l’ispessimento o, soprattutto in caso di tendinopatie inserzionali e quindi nell’interfaccia tendine/osso, sviluppando delle calcificazioni rilevabili dalle radiografie o dalle ecografie”.

La tendinopatia più comune è quella di De Quervain, la tenosinovite, ossia quella degli adduttori del pollice e l’estensore breve del pollice, che interessa l’articolazione del polso ed è conosciuta anche come la tendinite della nutrice. 

Poi vi sono tendiniti meno comuni come: 

La tendinite di De Quervain, detta anche tendinite della nutrice, determina una sintomatologia dolorosa, severa e invalidante del polso soprattutto in soggetti che: 

Questa tenosinovite spesso deve essere operata con un pronto sollievo della sintomatologia dolorosa.  

La terapia è molto importante perché un tendine cronicamente infiammato rischia di sfaldarsi e a quel punto lacerarsi e rompersi soprattutto all’inserzione dell’osso o, come nel caso dell’estensore del pollice, che ha un tragitto vicino a speroni ossei, può andare incontro a rotture sottocutanee dei tendini. 

Il primo approccio terapeutico è l’assunzione di antinfiammatori convenzionali con l’applicazione di ghiaccio o pomate antinfiammatorie che risultano molto efficaci, soprattutto per la tendinite del polso. Spesso e volentieri, però, il paziente non associa all’antinfiammatorio il riposo necessario per preservare tendine e articolazione e questo non fa altro che dilatare i tempi di guarigione. Il medico, quindi, come primo approccio chiede al paziente di riposare dal gesto che determina dolore associando una immobilizzazione con un semplice tutore. 

Se ciò non dovesse bastare, si passa ad un livello di cure un po’ più specialistico. Il paziente si presenta dall’ortopedico che: 

L’ortopedico indirizza, in seguito, il paziente ad una fisioterapia per sottoporlo a: 

Nei casi più dubbi, lo indirizza ad ulteriori indagini: dopo la radiografia e l’ecografia, in genere, gli suggerisce una risonanza magnetica. Quest’ultima generalmente è propedeutica ad un trattamento chirurgico, eseguibile, a seconda dei casi, in anestesia locale e day hospital, mentre, per le situazioni più complesse, è richiesta una vera e propria ospedalizzazione con immobilizzazione del tendine tramite tutore anche per 3/4 settimane. 

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