Shock spinale: cause, sintomi, rischi, diagnosi, terapie, prognosi, morte

2022-07-30 01:45:51 By : Ms. Ashily Xiong

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Lo shock distributivo è un tipo di shock causato da una sproporzione tra il letto vascolare che è abnormemente dilatato, ed il volume di sangue circolante che – seppur non ridotto in assoluto – diventa insufficiente a causa della vasodilatazione creatasi.

Lo shock spinale è un raro tipo di shock distributivo in cui la vasodilatazione periferica è determinata da lesioni a livello del midollo spinale contenuto nella colonna vertebrale.

Tale forma non deve essere confusa con un’altra simile, lo shock neurogeno.

In diversi testi i due tipi di shock vengono associati, ma nel caso dello shock spinale si osserva in particolare una perdita dei riflessi mediati dal midollo.

Lo shock è spesso la prima manifestazione della presenza di una lesione del midollo spinale.

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In questo tipo di shock si possono riscontrare i seguenti sintomi e segni clinici:

A tali sintomi e segni si devono associare anche altri sintomi e segni causati dalla condizione e/o patologia a monte che ha determinato lo shock, come ad esempio quelli della compressione del midollo spinale, che può determinare deficit motori (ad esempio paralisi degli arti inferiori o anche superiori in caso di lesione di vertebra cervicale) e sensitivi.

La perdita di sensibilità e di movimento si verifica al di sotto del sito della lesione, quindi più alta è la lesione (ad esempio frattura di vertebra cervicale) e più grave sarà generalmente il danno.

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Effetti a lungo termine del trauma spinale variano a seconda della posizione e la gravità della lesione: come già anticipato più in alto è il danno nella colonna vertebrale, più gravi, in genere, sono i sintomi.

Ad esempio, una lesione del rachide cervicale influenzerà tutti e quattro gli arti, nonché i muscoli che controllano la respirazione e altre funzioni essenziali.

Una lesione alla colonna lombare, invece, interesserà gli arti inferiori (non i superiori) e la funzione intestinale e vescicale, ma di solito non danneggia gli altri organi o sistemi.

Lesioni complete alte del collo e un trauma complicato da altre lesioni gravi possono causare la morte immediata o determinare una grave compromissione dell’autonomia, finendo per richiedere assistenza totale per il resto della vita del paziente.

Questo tipo di shock viene distinto in quattro fasi diverse in base all’andamento dei riflessi:

Tali fasi in genere comprendono un arco temporale che varia da tre a 6 settimane; in alcuni casi la durata complessiva di tali fasi è stata di alcuni mesi.

Nel periodo immediatamente successivo al trauma (che dura ore o giorni) lo shock spinale è caratterizzato da flaccidità, perdita delle funzioni autonomiche e da anestesia completa al di sotto del trauma, che durano tanto più a lungo quanto più la lesione stessa è nella parte alta della colonna vertebrale; a questo quadro subentra progressivamente la spasticità.

Patologie e condizioni che più frequentemente causano e/o favoriscono uno shock neurogeno, sono i traumi del midollo spinale con quadro di quadriplegia o paraplegia.

Un trauma frequente è la frattura di una vertebra e/o la sua dislocazione, con conseguente compressione e/o lesione del midollo spinale.

Spesso tali tipi di traumi si verificano negli incidenti stradali o sportivi, oppure in cadute o lesioni determinate da colpi di arma da fuoco.

Lo shock spinale risulta anche a volte conseguente a tumori spinali o ad un’anomalia che può manifestarsi dopo il parto per eventi di stress correlati.

In uno shock si possono generalmente identificare tre diverse fasi:

La diagnosi dello shock si basa su vari strumenti, tra cui:

Gli esami più comuni utilizzati per la diagnosi differenziale sono la TAC, l’ecocardiografia, il cateterismo cardiaco, l’ecografia addominale, nonché gli esami di laboratorio per escludere emorragie e alterazioni della coagulazione.

Anamnesi ed esame obiettivo sono importanti e devono essere eseguiti molto rapidamente.

In caso di paziente senza conoscenza, l’anamnesi si può servire dell’aiuto dei familiari o di amici, se presenti.

All’esame obiettivo il soggetto con shock si presenta spesso pallido, con la cute fredda e umida, tachicardico, con polso carotideo ridotto, con funzionalità renale alterata (oliguria) e con lo stato di coscienza compromesso.

Durante la diagnosi, servirà assicurare la pervietà delle vie aeree nei pazienti con turbe alla coscienza, mettere il soggetto in posizione antishock (supina), coprire l’infortunato, senza farlo sudare, per prevenire lipotimia e quindi un ulteriore aggravamento delle stato di shock.

Per quanto attiene agli esami di laboratorio fondamentale nella diagnostica dello shock è l’emogasanalisi arteriosa o venosa, per la valutazione dell’equilibrio acido-base dell’organismo.

Caratteristicamente lo shock si accompagna ad un quadro di acidemia metabolica con incremento dei lattati e deficit di basi.

La diagnosi e la gestione del trauma spinale può essere difficile e lesioni non diagnosticate precocemente possono causare gravi complicazioni.

In caso si sospetti una lesione spinale, la colonna vertebrale deve essere protetta e immobilizzata in ogni momento durante la valutazione e la diagnosi.

La valutazione iniziale comprende anamnesi, esame clinico e soprattutto diagnostica per immagini (radiografia, TAC, risonanza magnetica) che deve includere tutta la colonna vertebrale, non solo la regione in cui si sospetta la lesione.

La scelta delle tecniche diagnostiche varia a seconda dello stato di coscienza del paziente e della presenza di altre lesioni.

Ricordiamo che la gittata sistolica dipende per la legge di Starling dal precarico, dal postcarico e dalla contrattilità del cuore che possono essere monitorati a livello clinico in maniera indiretta con varie metodiche:

Durante la diagnosi di osserva il paziente in maniera continua, per controllare come evolve la situazione tenendo sempre a mente la “regola ABC“, cioè controllando:

Tali tre fattori sono vitali per la sopravvivenza del paziente, e devono essere controllate -ed eventualmente ristabilite – in quest’ordine.

La terapia dipende dalla causa a monte che ha determinato lo shock. Si effettua in genere somministrazione di ossigeno seguita dalla regolazione dei fluidi dell’individuo per ripristinare la corretta volemia: vengono utilizzati per questo scopo dei cristalloidi isotonici, nei casi più gravi dove la normale terapia sembra non avere successo si usano dopamina o noradrenalina.

In particolare la terapia include:

Alle terapie prima elencate, nel tempo si associano trattamenti riabilitativi fisioterapici per ripristinare il più possibile la funzione sensitiva e/o motoria persa a causa del trauma midollare.

Terapia fisica, occupazionale, logopedia e riabilitazione sono parti importanti del processo di recupero a lungo termine.

La riabilitazione si concentra sulla prevenzione della atrofia muscolare e della contrattura, aiuta i pazienti ad imparare a riqualificare alcuni dei loro muscoli per compensare la perdita di altri, e può migliorare la comunicazione in un paziente che ha perso alcune capacità di parlare e di muoversi.

Purtroppo non sempre i trattamenti danno i risultati sperati dal paziente.

A seconda della gravità della lesione, interventi a lungo termine possono essere necessari per mantenere le funzioni di tutti i giorni, ad esempio possono includere:

Uno shock spinale grave e non trattato rapidamente ha prognosi spesso sfavorevole, specie in caso di lesione di vertebra cervicale.

Anche quando l’intervento medico sia tempestivo, la prognosi è a volte infausta.

Avviatosi il processo scatenante la sindrome, l’ipoperfusione dei tessuti porta ad una disfunzione multiorgano, che aumenta e peggiora lo stato di shock: diverse sostanze vengono riversate nel torrente circolatorio dai vasocostrittori come le catecolamine, a varie chinine, istamina, serotonina,  prostaglandine, radicali liberi, attivazione del sistema del complemento e fattore di necrosi tumorale.

Tutte queste sostanze non fanno altro che danneggiare gli organi vitali come rene, cuore, fegato, polmone, intestino, pancreas e cervello.

Un grave shock spinale non trattato tempestivamente ha prognosi sfavorevole, potendo determinare danni nervosi motori e/o sensitivi irreversibili, coma e decesso del paziente.

Durando da poche ore a un paio di settimane, lo shock spinale potrebbe ridursi nel corso del tempo per rivelare la vera entità del danno, che tuttavia è spesso grave ed irreversibile, scarsamente responsivo a terapie riabilitative.

Se sospettate che qualcuno stia avendo uno shock, contattate il Numero Unico per le Emergenze.

Si procede all’immobilizzazione del soggetto a partire dal collo che viene bloccato con l’apposito collare, dopodiché s’immobilizza la schiena, gli arti superiori, il bacino e gli arti inferiori.

A questo scopo si possono utilizzare delle cinghie o delle cinture che blocchino i movimenti del soggetto.

Se possibile ponete il soggetto in posizione antishock, o posizione di Trendelenburg, che si realizza ponendo l’infortunato disteso al suolo, in posizione supina, inclinato di 20-30° con il capo a terra senza cuscino, con il bacino leggermente rialzato (per esempio con un cuscino) e gli arti inferiori sollevati.

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