Però Signori, non chiamiamoli solo addominali ! Cosa è successo a Matteo Berrettini? Lo psoas è la chiave

2022-09-24 02:41:00 By : Ms. He Diana

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The Hammer and the lightning bolt (il martello e il fulmine)

Possente e muscoloso di aspetto, un vero e proprio gigante di un metro e novantasei.

Di lui si dice che creasse il fulmine attraverso la potenza del colpo di martello. La sua forza viene moltiplicata grazie all’uso di tre oggetti che sono sempre con lui: una cintura che raddoppia la sua prestanza fisica, un guanto di ferro e il leggendario martello usato per colpire i suoi nemici. Quando lancia il suo martello, si ode un forte rombo di tuono e il cielo viene abbagliato da un gran lampo, prima che gli ritorni tra le mani. 

Lo chiamano the Hammer.  

Lo chiamavano Thor, il dio del tuono.

Fa qualche passo indietro, scuote la testa, sguardo disperato verso il suo angolo.

Abbandona la sua racchetta, quasi fosse il suo guanto di ferro, ma ahimè non ha la sua cintura a proteggerlo.

Si accascia a terra dopo il lancio del suo martello, quel colpo la sua condanna.

Mani sulla faccia, una fitta profonda al costato sinistro in un duello durato più di un’ora e mezza con il suo nemico Sascha.

E alzando il suo braccio possente quasi a richiamare la sua potenza, the Hammer spegne il cuore di tutti, soprattutto il suo.

E’ la resa del supereroe.

Poi solo silenzio, poi solo lacrime.

Non dell’ultima scena di un videogame trattasi, ne’ dell’ultimo set cinematografrico degli Avengers.  

E’ l’anno 2021 di un freddo 15 novembre torinese, all’Association of Tennis Professionals (ATP) e trattasi del secondo game del secondo set condotto da Matteo Berrettini e Alexander Zverev, rispettivamente the Hammer e Sascha.

-Sento una stecca nella pancia, maledetti addominali. Ancora loro, sempre loro sussurra tra le lacrime al suo fisioterapista il nostro uomo martello.

Addominal Tense Psoas, direi invece io con incredibile ardire parafrasando la sigla ATP, ergo Association of Tennis Professionals e rievocando alla memoria dei lettori “L’addominale abbrutito. Storia di un muscolo dimenticato, lo psoas” (Tennis World Italia, 9 aprile 2019).

Cosa è successo a Matteo Berrettini?

Strappo agli addominanali obliqui è il risultato inequivocabile della risonanza magnetica.

-La fitta all’addome è allo stesso posto, il dolore è simile ma inferiore, dice lo stesso Berrettini all’ATP.

Il tennista si riferisce allo stesso dolore accusato agli Australian Open 2021,

il “torneo della quarantena”!

Già... il torneo della quarantena e degli allenamenti fatti nelle camere d’albergo; la prima stagione tennistica di ripresa dopo un lungo lockdown che ha portato disequilibri psico-fisici in tennisti e non solo.  Emozioni tossiche che spesso e inconsciamente rimangono ingabbiate al centro del nostro corpo, in quel muscolo che chiamano dell’anima, lo psoas, provocando non poche conseguenze psico-fisiche.

Un torneo guardacaso dei guai muscolari all’addome: da Djokovic a Karolina Muchova, da Casper Ruud a finire al nostro Hammer.

No, se si pensa che la particolarità del tennis è quella di essere uno sport che coinvolge in modo asimmetrico il corpo; e che questa caratteristica, unita alla sequenza di gesti atletici esplosivi ovvero scatti- colpi di forza- frenate e a un continuo ed estenuante sforzo aerobico possono sì portare un grande benessere ma anche una serie di problematiche fisiche, prima tra cui le lesioni del retto addominale.

Big server e power-baseline, il galeotto

Lesioni del retto addominale fino a qualche anno fa,  certo!

Ma poi il gioco del tennis si è evoluto: il cambio di direzione è diventato sempre più importante e per infliggere il movimento rotazionale con una maggiore potenza è divenuto necessario coinvolgere i muscoli obliqui dell’addome che quindi ad oggi, nei tennisti d’elitè, sono i muscoli più soggetti a infortunio.

L’evoluzione del gesto di potenza è sempre più alla ricerca di una precoce anticipazione dell’impatto della racchetta sulla pallina, imponendo così una rotazione massima del tronco, a bacino pressochè fermo; tale esasperazione è resa possibile solo grazie al reclutamento oltre misura degli obliqui, che possono così andare incontro a banale dolenzia da overuse ovvero a vere e proprie lacerazioni dei muscoli.

Galeotto è stato l’avvento del big server e della stategia del power-baseline, di cui Matteo Berrettini è campione.

Il giocatore passa la maggior parte del tempo in fondo campo, impegnato in un lungo ed estenuante rally destinato a distruggere la difesa dell’avversario.

A lui piace entrare in un flusso, ricevere e “martellarti” con la sua potenza e profondità, impegnato a non mostrare mai la stessa palla due volte.

Ciò significa mescolare il ritmo delle gambe, la rotazione del busto, la profondità e l’altezza della palla; ciò significa un impegno più oneroso del corpo, soprattutto a livello del bacino tutto e non certo solo degli addominali!

Tesi avvalorata dal fatto che proprio in questo nuovo tennis le lesioni alle anche (di cui il muscolo psoas è parte integrante) stanno diventando sempre più frequenti.

Queste le parole del vice presidente dei servizi medici per l’ATP Word Tour, Todd Ellenbecker:

“Questa generazione di giocatori sta vedendo un aumento delle lesioni al fianco, in parte dovute al gioco di base con carico laterale ripetitivo dai colpi di fondo”.

Lo psoas, il muscolo nascosto nel centro

La meravigliosa stuttura del corpo umano non può essere pensata come un’entità astratta e fortunatamente non ragiona per settori, ma per movimenti.

E’ necessario andare nel centro, è fondamentale parlare di core.

(vedi l’articolo sopra già rievocato L’addominale abbrutito. Storia breve di un muscolo dimenticato, lo psoas).

Per dare tono e salute all’addome bisogna lavorare con una serie di muscoli detti “centro o core”.

In molti casi è lo psoas il muscolo chiave, spesso purtroppo dimenticato e sottovalutato;

un muscolo di grandi dimensioni che potremmo definire nascosto solo perchè molto profondo.

( leggi “Lo psoas: il muscolo da conoscere, accarezzare, amare”).

Lo psoas, in realtà due muscoli gemelli, si attacca su ciascun lato alle vertebre della colonna lombare e si estende fin sopra l’anca, agganciandosi così al femore (interno coscia).

Attorno allo psoas si trovano tre strati muscolari  esterni che forniscono controllo e supporto indispensabili a mobilitare la colonna vertebrale ma anche il bacino.

Essi sono i “maledetti addominali”, così suddvisi:

1- I muscoli addominali retti che sono lo strato muscolare più esterno, la cui funzione è quella di spostare il busto nei piegamenti frontali, permettendo così il piegamento della colonna vertebrale in avanti; oltre che avere la funzione si sostegno degli organi.

2- I muscoli obliqui interni ed esterni la cui funzione primaria è quella di ruotare il busto e piegarlo lateralmente in una torsione positiva sulla colonna vertebrale, ruotandola uniformemente in modo da non danneggiare i dischi invertebrali. Questi muscoli hanno origine sulla parte frontale e laterale del corpo, all’altezza di costole e sterno e avvolgono il busto frontalmente fino alla pelvi.  Si uniscono al retto addominale per potenziare il piegamento frontale.

3- Il muscolo trasverso addominale è lo strato centrale e sostiene la colonna vertebrale. Questo strato è in realtà un sistema di muscoli il cui membro principale è il trasverso addominale. Essi si avvolgono attorno al busto coprendo l’addome dallo sterno all’osso pubico, come un corsetto muscolare.  Il trasverso lavora in combinazione con il diaframma e il pavimento pelvico (e con lo psoas!), proteggendo la colonna vertebrale da carichi e spostamenti veloci.

Se lo psoas è come un fiume che attraversa il centro, il trasverso addominale ne forma le sponde, perchè è proprio il supporto del trasverso che rinforza l’azione dello psoas.

Quando il busto è mantenuto stabile da questo corsetto muscolare, la trazione dello psoas agisce su gamba e anca. Ma se il trasverso è debole, lo psoas tira la colonna vertebrale fuori allineamento e in una curva esageratamente concava.

Il problema è che il centro molto spesso non è in grado di contrastare l’azione combinata di psoas e gravità. Il risultato è che la colonna vertebrale è sottoposta a una tremenda trazione, inducendo la parte bassa della schiena a inarcarsi troppo con il rischio di provocare dolori lombari, potenziali lesioni e strappi muscolari.

Senza dire che uno psoas in trazione comprime il punto in cui la colonna vertebrale incontra il sacro (il disco tra le vertebre L5 e S1) e che, ancora, uno psoas in sofferenza, in sovraccarico e rigido ha anche un effetto posturale negativo perchè fa inclinare la pelvi spostando gli organi addominali oltre la linea della vita, (oltre che effetti psichici di cui si rimanda di parlarne...).

La loro deve essere una forza combinata e coordinata.

La loro forza combinata porta integrazione dei muscoli addominali e permette allo psoas di concentrarsi sul movimento delle gambe invece che di tirare la colonna vertebrale e sbilanciare la posizione delle anche stesse.

Il gioco dell’energia: la catena cinetica

Partiamo da questo assioma: il gioco del tennis richiede un determinato posizionamento del corpo sia per il dritto che per il rovescio (e per la posizione di attesa??) e gli stress rotazionali possono essere più bilanciati attraverso l’anca (il cui psoas sta all’interno) che attraverso la spalla, dove la catena cinetica coinvolge solo un arto superiore. Perchè è proprio nella torsione delle anche, piuttosto che delle spalle, così come nell’attenta scelta del centro di gravità che si articola la risposta al servizio.

“...è una posizionedi busy waiting o attesa attiva quella che racchiude in sè lo sforzo biomeccanico del tennista. Sforzo che mal si sposa con l’espressione attesa: non v’è nulla di statico!

...serve anticipazione motoria, slip step, torsione delle anche ed open stance. I tecnici parlano di backswing ...Serve il lavoro dello psoas”,

scrivevo in riferimento al ritiro di Nadal agli Australia Open di tennis per lesione al muscolo psoas (leggi l’articolo “Diamo un occhio calmo, se possiamo, al nostro muscolo psoas”, edito per Tennis Word Italia).

Non è solo la muscolatura addominale a giocare un ruolo significativo nella stabilità del tronco, ma tutto il centro nascosto nello psoas, costituendo un link meccanico tra l’arto inferiore e l’arto superiore nella catena cinetica, in particolare durate il servizio.

Una storia di stiramenti addominali, del resto, è riportata almeno nel 10% dei tennisti positivi al test di Thomas (test che verifica la salute dello psoas) e al segno dello scatto dello psoas.

Così come una ipertrofia asimmetrica dello psoas nei tennisti d’elitè è cosa acclarata, con conseguenziale aumento di diametro dello psoas dell’anca non dominante. Poichè l’ipertrofia dell’ileopsoas può portare ad un dolore inguinale (esattamente come risentito da Berrettini già nel torneo della quarantena ...) da tendinite o borsite,  i tennisti possono essere più suscettibili di queste patologie nei loro arti non dominanti.

I tennisti sottopongono i loro corpi a forze estreme, ancor di più un fuori serie come Berrettini con il suo martello nella potenza del dritto. E’ proprio questo colpo a richiedere una grande rotazione esterna aumentandone il rischio di instabilità anteriore rotazionale e impingement posteriore.

Nel gioco del tennis l’arto inferiore viene utilizzato per generare energia che viene trasferita lungo la catena cinetica fino ad arrivare alla racchetta al momento del colpo.

Il grado di movimento dell’anca, lì dove giace lo psoas, e in particolare la sua rotazione permette l’efficace trasferimento di questa energia lungo la catena cinetica.

Gli stress rotazionali ripetuti delle articolazioni sono cause già note di traumatismi da sovraccarico agli arti. L’anca, quindi, agisce come parte di una catena cinetica che permette la generazione e il trasferimento di forze dagli arti inferiori alla mano ed alla racchetta.

In conclusione, nei giocatori di tennis professionisti esiste l’associazione tra lo stiramento dei muscoli addominali, la contrattura in flessione dell’anca e l’accorciamento dell’ileo-psoas. Berrettini e gli infortuni, compagni di viaggio spiacevoli ma inevitabili per un atleta di elitè in uno sport traumatico qual è il tennis.

Berrettini, che come il dio del tuono, resta e resterà immortale per le sue gesta nel martello così potenti.

Per ardua ardens, iterum rudit leo (con ardore attraverso le difficoltà, di nuovo rugge il leone)

Però Signori ... non chiamiamoli solo addominali!

Buon cammino nello psoas The Hammer ...

Ti aspetto lì, tu se vuoi dammi le mani!

Ideatrice del progetto e del marchio “ilfitnessdellanima”

Autrice del “IL LIBRO DEL FITNESS DELL’ANIMA”