Un’antropologia dell’America, tra armi e violenza — L'Indro

2022-07-02 02:05:53 By : Ms. Amy Zhang

“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando”

La recente strage di un adolescente in America oltre la commozione per il numero di bambini uccisi (interessante , il numero di morti aumenta la commozione) mi suggerisce ulteriori riflession i . Ripropone uno stucchevole dibattito polarizzato ideologicamente, ma non era finita l’ideologia?, su armi e violenza, una pedagogia rituale della violenza interiorizzata da piccoli . Vediamo alcuni tratti antropologici. Se ti va bene la società ti accoglierà tra i suoi pari, al netto delle discriminazioni razziali, se coli a picco, fatti tuoi. Tu sei il responsabile della tua libera scelta. Un’e tica della responsabilità ch iamata a valutare le conseguenze dei propri atti in contrasto con l’etica della convinzione che non si cura degli esiti del proprio agire (rivoluzioni, sommosse armate, atti terroristici ) .  Aspettative mitizzate di opportunità per tutti, sovente inappagate, i cui esiti sfidano differenziali sociali etnici e culturali, urbani o periferici , cultura ed istruzione, che virano verso esistenze da ‘schiavi’ , i perdenti o ‘ underdog’ , peggio dei cani . Gli i nvisibili diffusisi nel mondo ma senza gli esiti tragici americani . T u sei una totalità conchiusa, il successo enfatizzat o e la cancellazione di te se non ce la fai. Non puoi prendertela con nessuno , tu sei l’artefice di te stesso , se fallisci tua è la colpa e la vergogna . Una lotta per la vita senza protezioni , un o stato di aporìa permanente dove ai pochi ‘ achieved’  che ce la fanno fa da soverchiante contrappeso i molti che annaspano.

Lo Stato è lontano e non ti aiuta , e se pure volesse il diritto del l’ Io individuale non prevede l’ingresso nel tuo recinto di un ente regolatore esterno. Stimoli di inventiva e creatività, ma non tutti sono capaci , educati o agevolati. Così in solitudine fai ciò che vuoi, ciò che devi, ma vivi e muori solo, privo di aiuti, nonostante l’ idea comunitaria d i sette e compagnie religiose comunità protettive e potenti da cui si è formata l’America . R itenuta il faro di valori a cui abbeverarsi imbevuta di princìpi d i un tessuto sociale sull a cui antropologia è stato forgiato il mito della frontiera nel Nuovo Mondo . Con le malcelate premesse della schiavitù con segregazione e discriminazione razziale ancor oggi strutturale . O i l genocidio di nativi indiani dietro la conquista di nuove terre. Queste le pre-condizioni d ello sviluppo di una nazione “vergine” ( ma già abitata da altri) da conquistare , i cui Padri Fondatori si erano intestati dominio ed autorità. Un diritto per nulla naturale ma u n costrutto di dominio sociale con valori religios i e divin i a supporto . Un retroterra di progresso ed evoluzione di costumi, identità, appartenenze dove leggi e rispetto si vinceva no nel Far West delle sfide all’Ok Corral , a chi sparava prima. Dove una comunità per proteggersi dai pistoleros cercava quello più veloce conferendogli legittimità quale prote ttore armat o per l’intera comunità. Questo il mitico divenire di una nazione in perenne lotta tra istanze di civilizzazione e difesa del conquistato, di cui l’ immaginario filmico è l’apparato simbolico di un’intera nazione con i suoi accattivanti John Wayne , Gary Cooper, James Stewart, paciocconi ma rudi, giusti ma spietati. I padri che vegliano sui figli . Il cui modello simbolico segna l’immaginario filmico americano con la saga dei western, eccetto il critico Sergio Leone di “C’era una volta il West” come “C’era una volta in America” e perciò criticato, e qualche altro . Nello schema classico del buon pastore, bovaro, padre di famiglia a difesa dalla “cattiveria” degli indiani, neanche bianchi di pelle! Che attaccano perché invasi (ricorda Russia contro Ucraina?), per far, loro, la guerra, stuprano le donne bianche (archetipo… del negro stupratore, il bianco no). Pensateci, tutto il cinema americano è sempre l’uomo solo, ex Cia ex Fbi o qualcos’altro che combatte contro il sistema marcio per a fferma re quello buono, che è il conquistatore, quello che scatena attentati nel mondo, progetta colpi di Stato , impone il suo modello di forza e dominio . Il poliziotto buono e quello cattivo. Batti il secondo ed il primo apparirà immacolato, facendo poi di tutto. Su tutt o veglia l’individuo (“ individual is happyness ” , dalla lapide in bronzo di Rockfeller n ella Quinta Strada a New York sotto il suo grattacielo ), con il suo coraggio, paura, solitudine, scommessa, rischio, la nuova frontiera dei primi cercatori d’oro e delle prime comunità di quaccheri . Con i suoi vaccari, cow boy, mandriani, la potenza militare e tecnologica, forme artistiche e culturali innovative, letteratura danza, cinema, poesia. Due su tutti, per me, Emily Dickinson e Walt Whitman . Di contro la solitudine, l’individuo solo dinanzi al creato ed ai suoi simili , con le sue ansie di riuscita e le sue delusioni sconfitte . Menzogna e verità di un’antropologia generosa che li vorrebbe incoronati dal Signore e guida del mondo. Da cominciare a considerare invece quale retrovia d al tempo che passa, palla al piede tra nazioni evolute, sviluppate, civili. Per decenni si è detto con provincialismo italiano ed europeo che tutto ciò che veniva da lì era il nuovo, l’insolito, da copiare. Nazione dalle evidenti contraddizioni esplosive, con i suoi chiaroscuri . Modelli culturali e stili di vita portatori di nuov i modell i estetic i di massa per noi vecchi europei e nel mondo , i jeans, l’alcool, le droghe, le armi, Elvis “The Pelvis ”, “The Voice” Frank Sinatra e le dubbie frequentazioni mafiose, “ Respect ” di Aretha Franklin, spettacolo, enormità, volgarità, manie di grandezza, spacconerie alternative alla cadente Europa. Una nazione la cui assenza di passato la pone in uno stato di permanente tensione verso un futuro mitizzato, l a mitologica american way of life delle cui aspettative si nutre l’individuo, unico protagonista di una modernità di luci ed ombre. Mentre si dice che l’Europa ha tanto di quel passato da aver difficoltà ad intraprendere il futuro. Un agire c he ha poi rilasciato nel mondo occidentale ed oltre valori e certezze su gambe malferme impost e si a guida di un mondo di civiltà diverse per storia, religione, identità . Accomunate, qui l’errore americano, solo da una modernizzazione del denaro e dello sviluppo , cosa diversa dalla civilizzazione dei costumi e pratiche . E noi, gli europei di guerre e civiltà millenarie, in terre di filosofi sociologi poeti letterati di scienze ed arti antiche, al modo di quelle d’Oriente misconosciute, ci siamo nutriti di grande letteratura dei conflitti multirazziali o del le saghe familiari del Sud della “ Bible Belt ” , la cintura di Dio. Con il “domani è un altro giorno” della solita Mama nera grossa e grassa, schiavizzata felice , scene di individui e comunità rafferme in un genius loci identitario degli stati sudisti secessionisti . Quelli schiavisti con bandiere ancora mostrate quale trofeo della loro sconfitta e d identità immobile . Sconfitta mai sanata e d accettata. Con l’e pigono odierno l’eversivo fascista Trump che rifiuta con la vittoria di Biden , l’altro da sé, ritenuto imbroglione e dissipatore di valori a cui nel XXI secolo quelli guardano con nostalgie di un ritorno al mito primigenio de ll’ età ’dell’oro’.  Dio-patria-famigli a-terra- onore-sangue. Nel mezzo di antichi rapporti di dominio e sottomissione, i bianchi sopra e tutti gli altri sotto. In un habitat sociale che produce valori acquisi tivi su cui guerreggiare . Divenendo ricchi, patrimoni che azzera no colori di pelle culture antropologie diverse.

Una nazione dalla cultura della contraddizione, in territori simbolici di un passato identitario di presunti uguali, di un tempo attuale sempre un poco estraneo a l presente , come allora . In questa genealogia dell’uguale muovono i ‘diversi’,  coloro i quali agiscono spostan d o l’asticella artistica e culturale verso i cosiddetti alternativi, con diverse traiettorie. D all’amato Greenwich Village di Manhattan della Quinta Strada ai figli dei fiori della West Coast , lo sballo psichedelico della “Beat Generation”, Allen Ginsberg con il suo “ Owl ”, “Urlo all’America” di “ho visto le menti migliori della mia generazione…”, Jack Kerouac con la sua esistenza spericolata “On the road”, William Burro u ghs (il vecchio Old Blu Lee) anche rapinatore e spacciatore, poi barista ed operaio, giornalista e reporter , estensore di una vissuta “La scimmia sulla schiena” o il suo poi famoso “Pasto Nudo” con le sue esperienze lisergiche ed oppiacei, ma lontano d alla realtà dei beatnik o hippie accusati quando diceva “io i fiori ai poliziotti li lancerei, ma con tutto il vaso e la terra”. Autore d’avanguardia che influenzò la cultura di massa come la letteratura. Ed ancora, le spirali poetiche di Lawrence Ferlinghetti, gli Hobos , i vagabondi nomadi di vit e scelte di semplicità, al viaggio, all’avventura, alla ricerca interiore, alla marginalità, ai lavoretti occasionali , sottraendosi agli stilemi convenzionali . Insofferenti per una cultura appiccicosa mainstream che misura l’essere dall’avere , spiriti ribelli nel tardo romanticismo di un Jack London o d e lla cultura della droga e della sessualità , oggi diremmo binaria. La droga non come l’ odierna di massa per status o segno di potenza specchio del consumismo , no, sostanze quali romantiche vie all’es pandersi dell e coscienz e . Senza dimenticare un cantore dell’America come Walt Whitman con il suo inno ‘ Foglie d’erba’ ,  redarguito dalla madre per ché sempre stravaccato a letto volendolo fattivo e lui , alla ricerca di se stesso oltre gli schemi consueti , che affermava di pensare. E pensò e molto in profondità, con la natura e l’uomo comune suoi interlocutori . O Woody G u t h rie , il  ‘menestrell o’ Bob Dylan, Nobel per una nuova forma di letteratura (non erano solo canzonette) . Ed ancora , ‘The Boss’ Bruce Springsteen, ‘ Born in Usa’, amato in uno sconvolgente (…) un concerto live di oltre 4 ore con la sua E-Street Band negli anni ’80 con relativa t-shirt (quanti termini inglesi, mannaggia!) del suo fantastico tour ‘Tunnel of Love’.  Tutti contro i valori dominanti e fondanti le radici della Terra promessa, Dio denaro individuo. Ma per paradosso , forse le sue migliori conferme. L’ardimento, la sfida. I r esidui di un’Europa che espulse i criminali ( la feccia irlandese ) dalla propria patria nel Nuovo Mondo , perpetra ndo un g enocidio sui nativi indiani per richiuder e i sopravvissuti in “campi di concentramento” detti riserve, termine disgustoso . Li hanno eliminati quelli che vivevano lì prima di loro, i nativi il cui ius sanguinis di un’ identità primigenia ed un diritto alla proprietà della terra che mamma Giorgia dovrebbe assolutamente difendere spezza ndo se non una lancia almeno un mini- manganello anche in favore dei negri, sequestrati sfruttati picchiati stuprati uccisi dall’uomo bianco. Ah questo no, se no che suprematismo bianco s otto attacco sarebbe (di chi? del complotto giudeo!)? Vogliono sostituire l’uomo bianco, quello bello candido occhi azzurri ( acc le ho tutte!) per altre etnie che fanno più figli. Ma mica siamo padroni della Terra, ci abitiamo solo come tutti gli altri. Con la bufala della sostituzione etnica ben peggiore della Terra piatta, credendo ignoranti e sprovveduti ad im prenditori politici della paura, sobillati quali cavie da manipolare per i propri tornaconti politici con la promessa di difenderli da insuccessi di cui non sono mai responsabili . Dunque nella ambigua civile America, quella di de Tocqueville un conservatore molto generoso rispetto ad un’Europa che non era percorsa solo dall’ ancien regime dell’aristocrazia, le stragi si susseguono ad un buon ritmo. Le stragi sono parte del tessuto dei ‘diritti’ da poter manifestare, dopo di che si viene uccisi. È arrivato il tempo di fare noi le pulci all’America, chiederne conto, dopo essere stati per decenni ed ancora oggi serv i fedeli . A cui è stato concesso tutto, con cui gli americani si sono permessi di tutto in giro per il mondo.

P. S.: mentre finisco di scrivere leggo nuova strage in u n ospedale a Tulsa, Oklahoma, un uomo ucci de quattro simili . Ennesima strage di una n azione che ammazza persino i presidenti percorsa dalla tragedia, dove con Roth si è vivi sbagliando . Uccidere come sbaglio nel vivere o vivere con la morte quale sbaglio ?

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PhD Sociologo, scrittore per elezione e ricercatore per vocazione, inquiete persone ancora senza eteronimi di Pessoa. Curioso migrante di mondi, tra cui Napoli, Vienna, New York. Ha percorso solo per breve tempo l’Università, così da preservarlo da mediocrità ed ipocrisie, in un agone dove fidarsi è pericoloso. Tra decine di pubblicazioni in italiano ed in lingua si segnala l’unica ricerca sociologica al mondo sull’impianto siderurgico di Bagnoli, Conte M. et alii, 1990, L’acciaio dei caschi gialli. Lavoro, conflitto, modelli culturali: il caso Italsider di Bagnoli, Franco Angeli, Milano, Pref. A. Touraine. Ha diretto con Unione Europea e Ministero Pari Opportunità le prime indagini sulle violenze contro le donne, Violenza contro le donne, (Napoli 2001); Oltre il silenzio. La voce delle donne (Caserta 2005). Ha pubblicato un’originale trilogia “Sociologia della fiducia. Il giuramento del legame sociale” (ESI, 2009); “Fiducia 2.0 Legami sociali nella modernità e postmodernità” (Giannini Editore, 2012); “Fiducia e Tradimento. In web we trust Traslochi di società dalla realtà diretta alla virtualità della network society”, (Armando Editore, 2014). Ha diretto ricerche su migrazioni globali, lavoro e diritti umani, tra cui 'Partirono bastimenti, ritornarono barconi. Napoli e la Campania tra emigrazione ed immigrazione' (Caritas Diocesana Napoli, 2013 con G. Trani), ed in particolare “Bodies That Democracy Expels. The Other and the Stranger to “Bridge and Door”. Theory of Sovereignty, Bio-Politics and Weak Areas of Global Bίos. Human or Subjective Rights?” (“Cambridge Scholar Publishing”, England 2013). Nella tragica desiderante società dello spettacolo scrive per non dubitare troppo di se stesso, fidarsi un poco più degli altri e confidare nelle sue virtuose imperfezioni. Sollecitato, ha pubblicato la raccolta di poesie Verba Mundi, Edizioni Divinafollia, Bergamo. È Vice Presidente e Direttore Scientifico dell’Associazione Onlus MUNI, Movimento Unione Nazionale Interetnica.

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