19 Settembre 1991, si scopre Oetzi, la Mummia del Similaun - Verde Azzurro - Notizie

2022-09-03 02:02:51 By : Ms. Jane He

La Mummia del Similaun, anche nota come Uomo del Similaun (nonché Uomo venuto dal ghiaccio e, informalmente, Oetzi) è un reperto antropologico, ma molto di più, ritrovato il 19 settembre 1991 sulle Alpi Retiche Orientali, in particolare sulle Alpi Venoste: per intenderci, tra Bolzano ed Innsbruck, ai piedi del monte omonimo (ghiacciaio del Similaun, 3.213 m s.l.m.) al confine fra l’Italia (la Val Senales in Alto Adige) e l’Austria (la Ötztal nel Tirolo).

Il rinvenimento è eccezionale perché si tratta del corpo di un essere umano di sesso maschile, risalente a un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. (Età del Rame), conservatosi grazie alle particolari condizioni climatiche all’interno del ghiacciaio (in Siberia sono stati ritrovati mammut conservatisi in condizioni analoghe).

Purtroppo, l’importanza della scoperta, non ci può non far pensare che è stata possibile, per il drammatico ritiro dei ghiacciai, provocato da un insensato riscaldamento del Pianeta, per il nostro sfrenato egoismo industriale!

Anche Oetzi morì per mano di altri uomini, in una lotta fratricida. Lo fermò, dopo un drammatico inseguimento, una freccia che gli si conficcò in una scalpola.

L’esame degli osteociti colloca l’età della morte fra i 40 e i 50 anni.

Da studi effettuati, è nata l’ipotesi che l’uomo potesse essere originario della zona di Bressanone. In seguito ad analisi sul DNA mitocondriale del corpo mummificato, è risultato che il ceppo genetico dell’uomo di Similaun risulta non più presente a livello mondiale!

Il corpo di Öetzi, inizialmente conteso tra Italia e Austria, è attualmente conservato al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.

Nella valle del rinvenimento è invece situato l’Archeoparc-Museum Val Senales, un museo interattivo che illustra le numerose scoperte ottenute grazie al ritrovamento e ricostruisce l’ambiente di vita di Öetzi.

Dal 2007 è attivo all’Eurac di Bolzano l’Institute for Mummies and the Iceman (Istituto per le mummie e l’iceman) che promuove la ricerca internazionale specializzata esclusivamente in studi sulle mummie.

I dati che la mummia ci ha rivelato sono innumerevoli: siamo persino risaliti al penultimo pasto di Öetzi che fu a base di carne di stambecco, cereali e bacche, mentre l’ultimo pasto fu a base di carne di cervo!

Una mappa genetica, ottenuta da un gruppo internazionale dell’Accademia Europea di Bolzano, ha rilevato la presenza, nel DNA, di tratti genetici comuni a quelli dei sardi e dei corsi. La mappatura ha rivelato l’appartenenza al gruppo sanguigno 0, la predisposizione a malattie cardiovascolari, l’intolleranza al lattosio, la presenza della malattia di Lyme.

La mummia fu ritrovata dai coniugi tedeschi Erika e Helmut Simon di Norimberga durante un’escursione, compiuta tra il 19 settembre e il 22 settembre 1991 presso il confine italo-austriaco, sullo Hauslabjoch. L’attribuzione del nome Uomo del Similaun o anche Uomo del Hauslabjoch, deriva dal toponimo registrato più vicino al luogo di ritrovamento, appunto il Similaun.

Inizialmente si pensò che si potesse trattare di un alpinista scomparso in età recente, tanto che venne attivata la gendarmeria austriaca. Durante il recupero, avviato senza particolari accorgimenti conservativi, furono danneggiate parti del corpo (tessuti esterni, femore sinistro seriamente danneggiato, genitali).

Il corpo fu inizialmente portato in Austria (Innsbruck) dove fu esaminato da esperti e attribuito a un antico abitante di queste zone, soprannominato in seguito da un giornalista Ötzi – o, con altra grafia, Oetzi – vezzeggiativo derivato dal luogo del ritrovamento (Ötztal nel Tirolo del Nord).

In seguito alla determinazione che il luogo di ritrovamento si trovava di pochi metri in territorio italiano, in base a un accordo con la Provincia autonoma di Bolzano e il governo austriaco, la mummia è stata trasferita in Italia.

La mummia del Similaun è conservata a Bolzano, al Museo Archeologico dell’Alto Adige, in un’apposita struttura che la mantiene le condizioni di conservazione pur permettendone l’osservazione. Il corpo viene conservato in una stanza con circa il 99,6% di umidità e -6 °C. Ogni due mesi un medico specializzato spruzza sulla mummia dell’acqua distillata, che congelandosi forma una patina protettiva e restituisce lo 0,4~0,5% di umidità mancante. La mummia è visibile solamente tramite una finestra di circa 30 × 40 cm.

Nel 2008 venne effettuata la datazione al radiocarbonio che gli attribuisce un’età compresa tra il 3300 e il 3200 a.C., ponendolo nell’Età del Rame, momento di transizione tra il Neolitico e l’Età del bronzo. Si tratta dunque di un antico esemplare mummificato di homo sapiens.

Assieme al corpo furono ritrovati anche molti resti degli indumenti, e scarpe e oggetti personali di grande interesse archeologico, come un arco in legno di tasso, una faretra con due frecce pronte e altre in lavorazione, un coltello di selce, un “correttore” per lavorare la selce, un’ascia in rame, una perla in marmo, esche e acciarino e uno zaino per contenere questi oggetti.

Proprio l’ascia in rame costituisce un punto di collegamento con la cultura di Remedello nel Bresciano, nelle tombe della quale sono state ritrovate asce della stessa fattura.

Come spesso capita per tutti i ritrovamenti archeologici di una certa eccezionalità, anche attorno a Ötzi sono state formulate una grande quantità di teorie, spesso prive di vero fondamento scientifico, su chi fosse, come fosse morto, cosa facesse nel luogo del ritrovamento.

Recenti analisi hanno evidenziato la presenza di una punta di freccia in selce all’interno della spalla sinistra (penetrata a fondo in direzione del cuore) e alcune ferite e abrasioni (tra cui un taglio in particolare sul palmo della mano destra) che portano a ipotizzare una morte violentapiuttosto che per cause naturali, come era stato ipotizzato in un primo momento.

La postura innaturale del corpo parrebbe risalire a un tentativo di estrarre una freccia dalla schiena; ulteriori elementi fanno pensare a un gruppo – di cui faceva parte – scampato a un agguato, con probabilmente un compagno che avrebbe trasportato il corpo a spalla fino al luogo della morte.

Ötzi è considerato il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza; sul suo corpo si trovano ben 61 tatuaggi; per questa ragione, è diventato molto famoso tra i tatuatori di tutto il mondo. La tecnica utilizzata nel calcolitico appare diversa da quella moderna: non venivano usati aghi, ma erano invece praticate delle piccole incisioni della pelle, poi ricoperte con carbone vegetale per ottenere l’immagine.

I tatuaggi dell’uomo del Similaun consistono in semplici punti, linee e crocette: si trovano in corrispondenza della parte bassa della colonna vertebrale, dietro il ginocchio sinistro e sulla caviglia destra. Siccome esami radiologici hanno individuato forme di artrite proprio in quei punti, si presume che tali immagini avessero una funzione di tipo curativo o religioso, al fine di alleviare i dolori.

All’uomo di Similaun, certo un cacciatore-pastore, ma di livello “nobiliare” è stato anche dedicato un asteroide, 5803 Ötzi .

In questo giorno, in questi giorni, sono organizzati in Val Senales e a Bolzano, mostre, ascese alla zona del ritrovamento e appuntamenti in onore di Oetzi, che ci ha dato una messe di dati smisurata sul modo di vivere dei nostri progenitori: nel suo caso, la sua etnia, pare, estinta per sempre!

DI DANIELE VANNI FONTE CANALE DI LUCCA 89

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